L’imprenditore ha bisogno del business coach come lo sportivo del mental coach?

Jannik Sinner, Marcel Jacobs, Gianmarco Tamberi, Donnarumma hanno il Mental Coach che li aiutano a vincere la partita non solo fisicamente ma anche mentalmente.
Eric Schmidt, ex ceo di Google, la giornalista Oprah Winfrey, Steve Bennet, guru della Sillicon Valley hanno un business coach.
La ricerca condotta dalla società americana Exactly where you want to be evidenzia che il 90% dei leader che si sono affidati a un business coach hanno registrato una crescita importate per le proprie attività.

I numeri di imprenditori che si rivolgono a un business coach anche in Italia sono sempre di più. E questo perché?
Gli sportivi devono concentrarsi e ottenere il massimo nella gara, in partita, gli imprenditori sono chiamati in ogni momento a focalizzarsi su quanto è importante, definire strategie per l’azienda e per il proprio team e fare tutto con una sostenibilità personale e aziendale nel tempo.
Gli imprenditori, per la professione che svolgono, hanno bisogno di avere risultati tangibili e nello stesso tempo sapere che le scelte che fanno hanno buoni risultati sul lungo periodo.
In questo la mobilità che viene sviluppata con il coaching è utilissima.

Gallwey, descrive la mobilità come l’abilità a muoversi in una direzione desiderata senza autolimitazioni (Gallwey, 2001) ovvero quel movimento intenzionale orientato verso una meta definita e raggiungibile in un tempo prestabilito ed in maniera gratificante.
Nel libro Inner Game of Work, pubblicato nel 2000, Tim Gallwey introduce e si concentra sulla mobilità in ambito aziendale, dopo aver sistematizzato tale concetto nello sport.
L’aspetto centrale sul quale Gallwey si concentra a partire dalla sua esperienza di allenatore di giocatori di tennis è che “L’avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che troviamo dall’altra parte della rete”.
Gallwey ritiene che lo sportivo riesce ad esprimere la sua performance ottimale quando riduce al minimo gli ostacoli interni e sviluppa la fiducia nelle proprie capacità di apprendere in modo naturale dall’esperienza diretta.
La semplice formula da lui coniata è la seguente:
PRESTAZIONE=POTENZIALE-INTERFERENZE[1].
Lavorare quindi sul potenziale professionale e personale proprio, dei collaboratori e del team è essenziale.
[1] L’evoluzione del coaching, Pannitti, Rossi, Franco Angeli, 2019, 12
Dott.ssa Giorgia Zecchel
Esperta in Risorse Umane Strategiche
Coach Professionista Specializzata in Business e Career, ICF ACC, Assessor Intelligenza Emotiva Six Seconds
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